Era il 1999 quando insieme ad alcuni amici e colleghi avevo fondato Euromobility, l’associazione dei Mobility Manager. All’epoca era appena uscito il Decreto del Ministero dell’Ambiente che istitutiva questa oscura figura professionale e introduceva i primi concetti di car sharing e dei piani di mobilità aziendale.
Creare una cultura della mobilità così come coinvolgere le imprese e le istituzioni, all’epoca, fu uno sforzo ciclopico, soprattutto perché in fondo non se ne vedeva la reale necessità, non c’erano sanzioni e i benefici erano residuali. Ma nonostante questo, in oltre 10 anni di attività e grazie al supporto di tanti partner anche internazionali, si era creata una rete in tutta Italia e molti progetti furono realizzati.
Oggi dopo quasi vent’anni potrebbe esserci la svolta.
L’epidemia ha stravolto le nostre abitudini. Dobbiamo completamente ripensare la nostra vita, i tempi delle città, della scuola e del lavoro. Le aziende, ancor più di prima, sono chiamate a svolgere un ruolo attivo nel ridurre al massimo gli spostamenti e limitare l’auto privata. Ma, al tempo stesso, dovranno conciliare le esigenze sanitarie, che, così come richieste oggi, tendono verso il ritorno all’uso massivo del mezzo individuale.

Oggi i mobility manager servono davvero
Occorrono strategie, creatività e volontà di cambiare. Ma il momento è propizio. Non tanto perchè una figura professionale, rimasta quasi sempre nel “cassetto”, possa riscoprire un suo ruolo attivo, ma anche perchè abbiamo una sfida da affrontare e soluzioni da realizzare.
L’elemento più importante è che, in questi vent’anni, l’innovazione è andata avanti facendo passi da gigante. Oggi la tecnologia e la digitalizzazione consentono di realizzare misure prima soltanto immaginate: ci sono tante aziende a start up che hanno attivato servizi di sharing di ogni genere mentre lo smart working è diventato la normalità. Anche le competenze dei mobility manager e delle società di consulenza sono cresciute e oggi possono affiancare le imprese nel momento del cambiamento.

Tra le misure che il Ministero dei Trasporti sta considerando c’è anche l’abbassamento della soglia dei dipendenti delle aziende che devono introdurre il ruolo del mobility manager: in origine erano 300 dipendenti, oggi si parla di scendere alle aziende con 100 dipendenti. Questo vorrebbe dire allargare enormemente le possibilità di azione e creare davvero una cultura della mobilità aziendale. Un possibile nuovo driver di crescita e di competenze per la ripartenza.
By Carlo Iacovini – Board Member, Clickutility on Earth